Tasti di una macchina da scrivere in bianco e nero

Il Sessantotto: breve ripasso in vista de “I colloqui di Capiago Intimiano”

Scrivo questo post per ignoranza, che insieme alla curiosità alimenta il motore che mi spinge nella maggior parte delle cose che faccio, perché tra i tanti vizi che ho c’è anche quello di voler capire le cose, per tentare di limitare appunto la mia “non conoscenza”, soprattutto rispetto alle cose che mi circondano più da vicino.

[Attenzione: auesto post non è dedicato soltanto ad ignoranti-curiosi come me; e a dispetto del titolo non è per forza dedicato soltanto a cittadini di Capiago Intimiano e dintorni!
Un breve ripasso del contesto degli anni del Sessantotto potrebbe infatti far bene a chiunque: tanto a chi l’ha vissuto in prima persona, quanto a chi lo ha studiato (o avrebbe dovuto farlo?) sui banchi di scuola.]

Il castello come luogo di cultura

Titola così un articolo apparso sul quotidiano La Provincia di Como a fine agosto, con commento e bilancio della settimana di mostra e presentazione libri al Castello di Ariberto e il lancio dell’idea di istituirvi un ciclo permanente di incontri a carattere culturale, già informalmente battezzati come “I Colloqui di Capiago Intimiano“.

Se mi conoscete, o avete comunque avuto modo di leggere questo blog, sapete quanto tengo al connubio Castello-Cultura (e tutte le relative sfaccettature) e potete facilmente immaginare la mia reazione nell’apprendere di questa iniziativa 🙂 .

La prima di queste serate dovrebbe essere in programma per questo mese di settembre 2020.

L’idea prevede la presentazione di un volume di poesie scritte dal nostro concittadino, l’avvocato Sergio Scotti Camuzi, all’epoca del 1968, quando era in auge la contestazione giovanile a tutte le forme di autoritarismo.

Da qui la necessità – parlo per me – del ripasso del Sessantotto, per rimettere a fuoco il periodo in cui le poesie sono state scritte e provare così a seguire meglio questa serata.

Perché finché si è parlato de I Promessi Sposi nuotavo in acque abbastanza tranquille, ma quando alla serata successiva è uscito lo spaccato storico su Praga devo ammettere di essere un po’ sprofondato nella sedia 🙁

Ecco, io il mio ripassino l’ho fatto, e ho pensato di condividerlo.

Poi sicuramente in apertura della serata verrà presentato il contesto il modo molto più adatto, ma io sarò certamente più contento di aver varcato quel portale con molta curiosità e un pizzico meno di ignoranza.

Il Sessantotto

Non sono un letterato, né tantomeno uno storico, per cui ho deciso di affidarmi interamente alle parole del grande giornalista Indro Montanelli, tratte dalla sua opera – scritta insieme a Mario Cervi, “Storia d’Italia” (uno di quei “mattonazzi” che si trovano un po’ in tutte le librerie domestiche, e che in realtà, se si ha il coraggio di leggere, si scopre affrontare la Storia in un modo assolutamente unico, e a mio avviso perfino divertente):

L’Italia assaporava un benessere mai conosciuto. In realtà, il boom economico aveva premiato solo alcune classi, ignorando quelle più deboli; gli industriali perseguivano una politica di breve respiro; la scuola non aveva saputo rinnovarsi; vigeva una morale retriva…

Tutte queste contraddizioni esplosero nel Sessantotto quanto i moti studenteschi che avevano scosso gli Statu Uniti e infiammato la Francia si estesero ai nostri atenei. Tutto era rimesso in discussione: la morale, i partiti, i sindacati, la politica, le istituzioni, l’insegnamento.

Nel 1969, poi, le lotte degli studenti si saldarono alle rivendicazioni operaie. Il 12 dicembre di quell’anno, con la strage alla Banca dell’Agricoltura a Milano – uno dei tanti misteri d’Italia mai risolti – ebbero inizio quegli <<anni di piombo>> che avrebbero raggiunto il loro apice con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978.

Una bella capacità di sintesi, vero?

Questa era parte dell’introduzione al volume XI, che va dal 1965 al 1993 e che riunisce i tomi “L’Italia degli anni di piombo” e “L’Italia degli anni di fango”.

Il capitolo quarto, intitolato “I mesi caldi”, inizia invece con la narrazione diretta di un episodio tanto emblematico per quel periodo quanto semplice per i giorni nostri, così da poterci calare – anzi oserei dire trascinare – immediatamente nel contesto:

La contestazione studentesca prese l’avvio, in Italia, con il sommesso ronzio d’una Zanzara. Era questo il nome d’un giornaletto studentesco che veniva compilato alla meglio nel liceo Parini di Milano.
In un suo numero fu pubblicata nel 1966 una sorta di inchiesta-sondaggio dal tema cautamente sessuale.

«Vogliamo – era stato scritto sulla Zanzara – che ognuno sia libero di fare ciò che vuole a patto che ciò non leda la libertà altrui. Per cui assoluta libertà sessuale e modifica totale della mentalità.»

E ancora:

«Sarebbe necessario introdurre una educazione sessuale anche nelle scuole medie in modo che il problema sessuale non sia un tabù ma venga prospettato con una certa serietà e sicurezza. La religione in campo sessuale è apportatrice di complessi di colpa».

Come si vede, niente di particolarmente grave, nell’ottica di oggi. Ma la confusa provocazione fu presa terribilmente sul serio da una magistratura incapace di intuire le fiamme – ben altrimenti pericolose – che covavano sotto la cenere.
I redattori della
Zanzara furono inquisiti e incriminati, fu rinviato a giudizio anche il preside dell’Istituto, Daniele Mattalia.
Luigi Bianchi d’Espinosa, presidente del Tribunale di Milano, pronunciò, assolvendo gli studenti e il preside, parole paternamente sensate: «Non montatevi la testa, tornate al vostro liceo e cercate di dimenticare questa esperienza senza atteggiarvi a persone più importanti di quello che siete».

L’auspicio non si avverò…

Non vado oltre, perché potrei finire con l’annoiare con questo mio gioco del copia-incolla dalla carta al monitor…

Credo comunque che possa essere sufficiente come infarinatura o rinfrescata per chi – come me – sentiva di averne bisogno.

Non resta quindi che darci appuntamento a questa prima serata de “I Colloqui di Capiago Intimiano”, aspettando che venga ufficializzata la data!

 

Se ti piacciono le cose che scrivo e vuoi essere informato quando escono nuove pubblicazioni, perché non ti iscrivi alla mia newsletter? È naturalmente gratuita e potrai toglierti quando ti avrò annoiato a sufficienza (prometto comunque di non disturbarti più di tanto 😉 )

I dati che inserisci nel modulo non verranno condivisi con nessuno senza il tuo esplicito consenso Leggi la nostra Privacy Policy.

Se ti è piaciuto, condividilo (è gratis):

Lascia un commento